giovedì 17 marzo 2011

Novità sullo stupro avvenuto in caserma

L'accusa ipotizzata per i tre carabinieri e il vigile urbano coinvolti nell'inchiesta sullo stupro avvenuto a Roma nella caserma del Quadraro è quella di violenza sessuale di gruppo aggravata dall'abuso dei poteri e dei doveri che dovevano essere rispettati dai quattro.


E' quanto emerge dalla lettura del capo di imputazione dove si sottolinea che la violenza è avvenuta "su persona comunque sottoposta a limitazione della libertà personale". Nel capo di imputazione vengono specificate singolarmente le contestazioni mosse agli agenti, due dei tre carabinieri, A. L. B. e V. C. S., insieme al vigile urbano P. F. C., avrebbero spinto la donna a subire atti sessuali "abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della stessa conseguenti all'aver bevuto una bevanda alcolica offerta dal primo dei due carabinieri".
Nel documento poi ricostruendo i fatti si sottolinea che ''A. L. B. avrebbe avuto con la donna, originaria di Crema, quattro rapporti di vario genere. A due di questi avrebbe partecipato anche il vigile urbano che bloccava la testa della donna. Quanto a V. C. S. si sarebbe masturbato e poi avrebbe avuto sempre con la donna un rapporto orale mentre il vigile urbano le bloccava la testa''.



Tra gli indagati c'è anche un terzo carabiniere che la sera del fatto era il piantone di turno nella caserma a cominciare dalla mezzanotte fino alle sette del mattino. A questi, L. P., il magistrato ha contestato l'aggravante di non avere impedito ai suoi colleghi e al vigile urbano di approfittare della donna, e di non avere impedito che le fossero date sostanze alcoliche. Lunedì prossimo il magistrato ha fissato l'interrogatorio di tutti e quattro i protagonisti della squallida vicenda ma non è escluso che qualcuno di loro possa rifiutarsi di rispondere alle domande.

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