Continua: Yara si è difesa prima di essere uccisa


Gli inquirenti cercano di spiegare anche il mistero del cellulare di Yara, che aveva agganciato la cellula di Mapello, il paese accanto a Brembate e fuori strada rispetto al solito percorso della piccola Gambirasio. Alle 19 del 26 novembre, la madre di Yara, Maura Gambirasio, chiamò sua figlia sul telefonino, ma l'apparecchio era già spento. Plausibilmente, l'aggressione era avvenuta a pochi passi dalla palestra, e l'omicida si è preoccupato di rendere irrintracciabile il cellulare di Yara dividendolo in pezzi (il "corpo" del telefonino non è ancora stato rinvenuto). Secondo le forze dell'ordine, il particolare è ancor più drammatico poiché testimonia come l'aggressione sarebbe stata programmata.

Dopo il ritrovamento del cadavere di Yara, si era ipotizzato che il corpo fosse stato trasportato nel campo soltanto poche ora prima che venisse rinvenuto. Gli investigatori hanno però radicalmente cambiato opinione in merito. Con tutta probabilità, il corpo di Yara si trovava nel campo dal momento dell'omicidio. Rimangono però le numerose testimonianze, secondo le quali il campo di via Bedeschi era stato perlustrato dai volontari in ricerca di Yara più e più volte. Pare insomma incredibile che non fosse stato ritrovato. Sono esplose le polemiche perché, stando ad alcune indiscrezioni emerse nelle ultime ore, diverse fonti giudicano "poco approfondite" le ricerche compiute nella zona in cui è stato scoperto il cadavere.

Lunedì 28 febbraio si terrà l'autopsia sui resti del corpo di Yara, dalla quale si spera che possano emergere tracce di dna dell'assassino. Inoltre, dall'autopsia si spera di capire se la piccola Gambirasio, prima di morire, avesse subito anche violenze di natura sessuale. L'autopsia avverrà all'istituto di medicina legale di piazzale Gorini a Milano, dove il corpo è arrivato sabato sera. Le operazioni cominceranno alle 14: si spera anche di risalire alla data del decesso. Dell'équipe medica farà parte anche la dottoressa Cristina Cattaneo, considerata tra i più esperti antropologi forensi.




PARLA L'UOMO CHE HA TROVATO IL CORPO - "Pensavo di trascorrere un pomeriggio di distensione, invece la notte non ho dormito. Sono molto scosso, sto male". A parlare è Ilario Scotti, impiegato 48enne di Bonate Sotto, l'uomo che sabato pomeriggio verso le 15.30 ha trovato il corpo di Yara Gambirasio a Chignolo d'Isola. "E' stato solo un caso - ripete nell'intervista pubblicata oggi da L'Eco di Bergamo - un caso fortuito. Di solito faccio atterrare l'aeroplanino ai miei piedi, sull'asfalto, non nel prato. Ma l'aereo ha compiuto una traiettoria anomala, non volava bene così l'ho fatto scendere nel campo, per evitare che cadesse e si rompesse". Quel modellino è così finito a terra, a un metro di distanza dal corpo di Yara. "Mi sono addentrato nel campo per recuperarlo - spiega - e quando l'ho trovato, a circa un metro ho notato qualcosa tra le sterpaglie. La prima impressione è di aver visto un mucchio di stracci buttati lì da qualcuno. Ma appena mi sono reso conto che si trattava di una persona ho chiamato il 113". Ilario Scotti conosceva la storia di Yara, ma al momento non pensava fosse la 13enne scomparsa tre mesi prima da Brembate Sopra. "All'inizio credevo si trattasse di un ragazzo, solo dopo l'arrivo degli inquirenti mi sono reso conto che poteva essere lei". La zona è molto frequentata e gli uomini della protezione civile l'avevano già perlustrata: possibile che quel corpo sia rimasto lì tre mesi senza che nessuno lo vedesse? Per l'appassionato di aeroplanini sì. "Se il mio aeroplanino non fosse finito proprio in quel punto non l'avrei mai vista, era nascosta dalle sterpaglie".